BLOCCO DEGLI STIPENDI - INACCETTABILE

PROTESTA SNALS

Blocco stipendi. SNALS: "inaccettabile", si taglino i veri sprechi  

 Netta e decisa la posizione dello SNALS all'ipotesi di blocco dei contratti attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari. E annuncia sin d’ora di agire con tutti gli strumenti possibili per ottenere l’immediato sblocco dei contratti e degli stipendi.

 "La Confsal, - leggiamo in un comunicato - pur valutando il risanamento del bilancio pubblico italiano non solo come necessario ma anche come auspicabile e tenendo a mente la responsabilità di assicurare adeguate possibilità di sviluppo alle future generazioni, ritiene inaccettabile, per i connessi costi sociali e per l’equilibrio della domanda interna del Paese, che le politiche di bilancio individuino costantemente e inesorabilmente la categoria dei dipendenti pubblici, con particolare riferimento a quelli il cui reddito è al di sotto delle soglia di tranquillità sociale, come la destinataria di misure di contenimento della spesa."

 Il comunicato ricorda, inoltre, che il blocco contrattuale e stipendiale è già costato al dipendente pubblico medio una cifra di 6.000 euro. Cui si aggiunge la perdita contrattuale legata alla vita e la pressione fiscale che sono aumentate in modo massiccio.

 Il sindacato chiede alla classe politica di assumersi la responsabilità storica di trovare le risorse economiche nei veri sprechi "che caratterizzano in negativo il sistema italiano". Quindi, invita a "sbloccare immediatamente i contratti e gli stipendi dei dipendenti pubblici e dare così risposte alle centinaia di migliaia di nuclei famigliari che stanno scivolando ogni mese verso la soglia di povertà."
 
Il commento negativo dello SNALS si lega anche ad  una dissertazione giuridica, in quanto, il blocco stipendiale viola la costituzione. Scrive lo SNALS:

 1.    Violazione dell’art. 3 Costituzione
Il "blocco" contrattuale e conseguentemente stipendiale è “una prestazione patrimoniale imposta” che colpisce  soltanto una categoria di cittadini (i pubblici dipendenti) e neppure tutte le categorie appartenenti al pubblico impiego. Tant’è che la violazione è duplice:
-  il d.lgs n. 165 del 2001 equipara i pubblici dipendenti ai dipendenti privati ma a questi ultimi  il blocco non è stato applicato, nè tantomeno la proroga;
-  non tutti i pubblici dipendenti sono stati oggetto del blocco contrattuale essendone espressamente esentati, totalmente o parzialmente, gli appartenenti ad alcuni settori;
-  peraltro la gradualità dei sacrifici e delle “imposte” non viene garantita in quanto proprio i dipendenti pubblici vengono colpiti a scapito di soggetti con più elevato reddito (a titolo esemplificativo: al Ministero degli Esteri i diplomatici sono esentati dal blocco mentre i semplice impiegato vede lo stipendio bloccato; al Ministero della Giustizia il semplice impiegato patisce il blocco stipendiale mentre il magistrato vede rivalutati ed adeguati gli stipendi etc…)

 2.    Violazione art. 36 Costituzione.
L'art. 36, viene violato sotto il profilo circa la proporzionalità e qualità e quantità del lavoro prestato. Gli aumenti retributivi sono finalizzati a compensare non solo l’inflazione ma soprattutto a remunerare il lavoro svolto: sotto quest’ultimo profilo vi sono due elementi che con il blocco non vengono valutati:
-  il blocco del turn over ha costretto la PA a non assumere per coprire i posti vacanti a causa dei pensionamenti sicché il medesimo lavoro della PA è svolto da un minor numero di dipendenti;
-  gli stessi dipendenti hanno maturato anzianità di servizio e professionalità che consentono di svolgere lo stesso servizio precedente in ragione della anzianità ed esperienza maturata con  maggior lavoro ed in  minor tempo.

 Gli ulteriori sacrifici imposti con il blocco biennale e l’ulteriore proroga prevista per un altro biennio, scrive lo SNALS, non sono tali da essere immuni da tali vizi in quanto:

  ·         il sacrificio ha avuto una durata triennale e con la richiesta proroga diverrà quinquennale e quindi non è limitato nel tempo ma ha una durata irragionevolmente lunga e non è temporaneo

 ·         il blocco della contrattazione ha imposto un sacrificio solo per i pubblici dipendenti neanche tutti e non dei dipendenti privati cui pure sono equiparati sotto il profilo normativo e previdenziale (vd D.lgs n. 165, statuto lavoratori e 2120 cc) e quindi è irrazionalmente ripartito solo ad alcuni lavoratori del pubblico impiego;

 ·         il sacrificio non è strumentale allo scopo prefisso in quanto ha inciso e la proroga inciderà solo su alcuni lavoratori del pubblico impiego peraltro già colpiti sotto tutti i profili tributari, fiscali e previdenziali dalle recenti riforme (vd legge Fornero) che peraltro neppure possono recuperare o vedere i propri stipendi adeguati all’inflazione.

 

 

 

La VII Commissione del Senato (istruzione pubblica, beni culturali) esprime parere contrario alla proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per scuola, università e ricerca  

 

29.5.2013: Anche a seguito dell’azione di sensibilizzazione presso tutte le forze politiche svolta dallo SNALS-CONFSAL, la 7a Commissione del Senato ha espresso all’unanimità parere contrario alla proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali.

 La Confsal in audizione al Senato  23 maggio 2013: audizione informale delle Organizzazioni Sindacali

 Riguardo all’Atto Governativo n. 9 – Schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, - la delegazione Confsal ha sintetizzato il documento che segue, successivamente consegnato alla Presidenza della Commissione:

 “La Confsal, pur valutando il risanamento del bilancio pubblico italiano non solo come necessario ma anche come auspicabile e tenendo a mente la responsabilità di assicurare adeguate possibilità di sviluppo alle future generazioni, ritiene inaccettabile, per i connessi costi sociali e per l’equilibrio della domanda interna del Paese, che le politiche di bilancio individuino costantemente e inesorabilmente la categoria dei dipendenti pubblici, con particolare riferimento a quelli il cui reddito è al di sotto delle soglia di tranquillità sociale, come la destinataria di misure di contenimento della spesa.

 Il blocco contrattuale e stipendiale è già costato al dipendente pubblico medio una cifra di 6.000 euro.  

 

Di contro, il costo della vita e la pressione fiscale sono aumentate in modo massiccio.

 E’ ferma opinione di questa organizzazione sindacale che la classe politica debba assumersi oggi la responsabilità storica di trovare le risorse economiche nei veri sprechi che caratterizzano in negativo il sistema italiano, sbloccare immediatamente i contratti e gli stipendi dei dipendenti pubblici e dare così risposte alle centinaia di migliaia di nuclei famigliari che stanno scivolando ogni mese verso la soglia di povertà.

 La Confsal inoltre aggiunge osservazioni di contrarietà al provvedimento in esame, squisitamente di carattere giuridico.

 Il blocco della contrattazione per i pubblici dipendenti è illegittima ed a maggior ragione lo è l’ulteriore proroga per la quale la scrivente sigla è stata convocata.

Il blocco della contrattazione ed il conseguente blocco retributivo così come disposto dalla legge 122 del 2010 di conversione del d.l. 78 del 2010  è illegittimo ed in aperto contrasto con norme costituzionali sotto diversi e plurimi profili.

- Violazione dell’art. 3 Costituzione

Il "blocco" contrattuale e conseguentemente stipendiale è “una prestazione patrimoniale imposta” che colpisce  soltanto una categoria di cittadini (i pubblici dipendenti) e neppure tutte le categorie appartenenti al pubblico impiego. Tant’è che la violazione è duplice:

il d.lgs n. 165 del 2001 equipara i pubblici dipendenti ai dipendenti privati ma a questi ultimi  il blocco non è stato applicato, tantomeno la proroga;

non tutti i pubblici dipendenti sono stati oggetto del blocco contrattuale essendone espressamente esentati, totalmente o parzialmente, gli appartenenti ad alcuni settori;

peraltro la gradualità dei sacrifici e delle “imposte” non viene garantita in quanto proprio i dipendenti pubblici vengono colpiti a scapito di soggetti con più elevato reddito (a titolo esemplificativo: al Ministero degli Esteri i diplomatici sono esentati dal blocco mentre i semplice impiegato vede lo stipendio bloccato; al Ministero della Giustizia il semplice impiegato patisce il blocco stipendiale mentre il magistrato vede rivalutati ed adeguati gli stipendi etc…)

- Violazione art. 36 Costituzione.

L'art. 36, viene violato sotto il profilo circa la proporzionalità e qualità e quantità del lavoro prestato. Gli aumenti retributivi sono finalizzati a compensare non solo l’inflazione ma soprattutto a remunerare il lavoro svolto: sotto quest’ultimo profilo vi sono due elementi che con il blocco non vengono valutati: 

il blocco del turn over ha costretto la PA a non assumere per coprire i posti vacanti a causa dei pensionamenti sicché il medesimo lavoro della PA è svolto da un minor numero di dipendenti;

gli stessi dipendenti hanno maturato anzianità di servizio e professionalità che consentono di svolgere lo stesso servizio precedente in ragione della anzianità ed esperienza maturata con  maggior lavoro ed in  minor tempo.

Ora se il legislatore ha nella sua alta discrezionalità posto riparo con il blocco stipendiale ad una situazione di crisi e finalizzata al ripianamento di bilancio è anche evidente che il rimedio adottato deve essere immune da vizi su indicati. Inoltre va aggiunto che il rimedio ulteriore della proroga non rispetta sia il rispetto del principio di uguaglianza sostanziale che della non irragionevolezza.

In particolare si evidenzia che detti sacrifici siano anche stati decisi in un momento assai delicato per la vita economico-finanziaria del Paese. Ma per recuperare l'equilibrio di bilancio, il legislatore non ha imposto a tutti i lavoratori sacrifici parimenti onerosi sicché l’ulteriore proroga è ulteriormente lesiva dei sopraindicati articoli della Costituzione sotto il duplice aspetto della non contrarietà sia al principio di uguaglianza sostanziale che ai principi di eccezionalità e quindi siano temporanei, e consentanei  allo scopo prefisso.

Ma va detto che gli ulteriori sacrifici imposti con il blocco biennale e l’ulteriore proroga prevista per un altro biennio non sono tali da essere immuni da tali vizi in quanto:

il sacrificio ha avuto una durata triennale e con la richiesta proroga diverrà quinquennale e quindi non è limitato nel tempo ma ha una durata irragionevolmente lunga e non è temporaneo

il blocco della contrattazione ha imposto un sacrificio solo per i pubblici dipendenti neanche tutti e non dei dipendenti privati cui pure sono equiparati sotto il profilo normativo e previdenziale (vd D.lgs n. 165, statuto lavoratori e 2120 cc) e quindi è irrazionalmente ripartito solo ad alcuni lavoratori del pubblico impiego;

il sacrificio non è strumentale allo scopo prefisso in quanto ha inciso e la proroga inciderà solo su alcuni lavoratori del pubblico impiego peraltro già colpiti sotto tutti i profili tributari, fiscali e previdenziali dalle recenti riforme (vd legge Fornero) che peraltro neppure possono recuperare o vedere i propri stipendi adeguati all’inflazione.

In conclusione, sia adducendo motivazioni politiche che giuridiche, la Confsal confida nella revoca dell’ulteriore blocco della contrattazione collettiva, e annuncia sin d’ora -in caso contrario- di agire con tutti gli strumenti sindacali e non, anche attraverso l’operato delle proprie Federazioni, per ottenere l’immediato sblocco dei contratti e degli stipendi”.

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  La VII Commissione del Senato (istruzione pubblica, beni culturali) esprime parere contrario alla proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per scuola, università e ricerca

 Anche a seguito dell’azione di sensibilizzazione presso tutte le forze politiche svolta dallo SNALS-CONFSAL, la 7a Commissione del Senato ha espresso all’unanimità parere contrario alla proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali.  

 

Si deve tener presente che l’omologa Commissione della Camera dei Deputati non è stata chiamata a rendere osservazioni sul provvedimento e, pertanto, il parere espresso, sotto forma di osservazioni, assume un rilevante peso politico. Continueremo ad operare affinché le osservazioni formulate vengano recepite nel parere formale al Governo che sarà espresso dalla Commissione Affari Costituzionali.

 Lo SNALS-CONFSAL rileva con soddisfazione che le argomentazioni contenute nelle osservazioni formulate sono in linea con le posizioni da sempre espresse dal nostro sindacato.

 Riportiamo di seguito integralmente il parere della commissione:

 OSSERVAZIONI APPROVATE DALLA COMMISSIONE

 SULL'ATTO DEL GOVERNO N. 9

 La Commissione, esaminato, per quanto di competenza, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica in titolo

 preso atto che il regolamento, in virtù di una esplicita autorizzazione legislativa disposta dall'articolo 16 del decreto-legge n. 98 del 2011, proroga alcune disposizioni sul blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali, previste a suo tempo dall'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010;

 rilevata con favore l'esclusione di alcuni fondi relativi ai comparti di competenza (in particolare il Fondo di finanziamento ordinario delle università - FFO, le risorse destinate alla ricerca, al 5 per 1000 e all'istruzione scolastica, il Fondo unico per lo spettacolo - FUS e le risorse destinate alla manutenzione e alla conservazione dei beni culturali) dalla clausola di salvaguardia prevista dall'articolo 16, comma 3,  del decreto-legge n. 98 del 2011, in base alla quale in caso di mancato raggiungimento dei risparmi di spesa opera un taglio lineare delle spese rimodulabili dei Ministeri;

 esaminato il comma 1 dell'articolo 1 di interesse diretto della Commissione che dispone in particolare:

 -      la proroga al 31 dicembre 2014 del blocco del trattamento economico complessivo dei pubblici dipendenti, congelato ai livelli del 2010. La norma fa comunque salva per la scuola la destinazione del 30 per cento dei risparmi per valorizzare il personale scolastico, secondo l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. Si rileva tuttavia criticamente che la certificazione di quel 30 per cento di "cosiddetto risparmio" e' stata ogni anno oggetto di discussione con la Ragioneria dello Stato, ed è stata spesso utilizzata per coprire spese ordinarie, le quali avrebbero dovuto trovare altrove il proprio finanziamento,

 -      il blocco del trattamento accessorio del personale delle amministrazioni pubbliche, che viene ridotto proporzionalmente alla riduzione del personale in servizio,

-      il blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo per il personale in regime di diritto pubblico (tra cui sono annoverati i ricercatori e i professori universitari) e per il personale contrattualizzato, che non può esser recuperato,

-      il blocco, riferito al biennio 2013-2014, della contrattazione senza possibilità di recupero delle componenti retributive e degli incrementi contrattuali eventualmente previsti dal 2011,

-      il congelamento dell'indennità di vacanza contrattuale per il 2013 e 2014, che per il triennio 2015-2017 sarà determinata con i parametri oggi vigenti, senza nuovi incrementi;

-      considerati il quadro economico e la grave crisi della finanza pubblica in cui non è possibile un aumento della tassazione mentre è necessario comprimere la spesa;

-    reputato urgente restituire dignità e valore alla professione docente e in generale al personale della scuola, per cui e' essenziale avviare la discussione del nuovo contratto nazionale, per poter inserire, quando le risorse saranno disponibili, gli adeguati incrementi stipendiali;

 -  ritenuto che solo attraverso la contrattazione è possibile valorizzare compiutamente la professionalità docente e introdurre dei percorsi chiari di carriera, dato che il nuovo contratto nazionale può diventare strumento flessibile, adeguato a definire le risorse, la formazione, i criteri di valutazione e i compensi;

 -   valutato assai negativamente che gli insegnanti italiani, pur lavorando come i loro colleghi europei, tenuto conto anche del lavoro svolto a casa per la preparazione e la correzione dei compiti, percepiscono lo stipendio più basso rispetto ai loro omologhi europei,

 -  sottolineata l'esigenza di puntare ad una scuola moderna, che sappia rompere tempi e spazi tradizionali per rimettere al centro, attraverso una nuova didattica, gli studenti e il loro diritto a raggiungere il successo formativo e scolastico;

 - rilevato che tutto ciò passa anche attraverso il nuovo contratto, che deve essere una grande occasione di coinvolgimento e discussione non solo sugli aspetti economici, ma altresì sul ruolo della formazione in servizio, sulla valutazione, sulla valorizzazione delle professionalità degli insegnanti e sulla organizzazione del lavoro all'interno delle autonomie scolastiche e delle reti di scuole;

 -  ritenuto peraltro criticamente che il blocco della contrattazione, per quanto riguarda nello specifico gli insegnanti, risulta particolarmente lesivo, in quanto i docenti non hanno alcuna carriera professionale, ma solo questi scatti che dal 2010 non vengono più corrisposti loro per far quadrare i conti pubblici,  

 -  considerato altresì che i ricercatori e professori universitari ed il comparto dell'università tutto sono stati già penalizzati anch'essi dal blocco delle retribuzioni e da ulteriori ed infelici di economia di spesa, come ad esempio il blocco del turn over;

esprime osservazioni contrarie, motivate dalle seguenti ragioni:

 -      il Governo avrebbe potuto avvalersi della possibilità disposta dalla normativa vigente di modulare il blocco degli incrementi stipendiali per valorizzare l'efficienza di determinati settori, escludendo l'istruzione e l'università dalle misure previste, che aggravano ulteriormente la sofferenza di comparti troppo spesso utilizzati come luogo di prelievo forzoso di risorse. Spiace invece constatare che il blocco è stato disposto in maniera uguale per tutto il pubblico impiego;

 -      il Governo dovrebbe riqualificare le spese per tutto il comparto pubblico della conoscenza, tenuto conto che, secondo le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012, esse sono da considerarsi quali investimenti in capitale umano.

 

 

 


 

 

 


Categoria: News provincialiData di pubblicazione: 28/05/2013
Sottocategoria: Anno 2013Data ultima modifica: 28/05/2013
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